L’antica Piazza del Comune
Lo spazio tra la Rocca e la chiesa di Santa Maria Assunta, i due punti estremi del primo nucleo cittadino, era un piccolo pianoro da cui si dipartivano in maniera quasi stellare le vie che lo collegavano alle porte. Era naturale quindi che la piazza diventasse il centro del paese.
Il Palazzo Comunale
Qui fu costruito nel XIII secolo il Palazzo Comunale e successivamente quello del Podestà; di questo luogo gli Statuti delimitarono con minuziosa precisione i confini e stabilirono il raddoppio delle pene per le infrazioni che vi si commettevano “ciascune pene si duplichino quando el malefizio fusse commesso in piazza del Comuno”.
Tutta la vita del paese si svolgeva qui: qui si facevano le votazioni e i processi, qui il banditore gridava le aste e le date delle riunioni consiliari, qui si esponevano i prezzi delle merci, del bestiame domestico e della selvaggina.
Al centro della Piazza dopo la promulgazione degli Statuti (1416), Siena fece erigere un pilastro esagonale di peperino che sorregge uno scudo di marmo bianco con il leone rampante delle Repubblica Senese, lo stesso fatto apporre sul Maschio della Rocca. Nel 1803, per decreto del consiglio, il pilastro fu trasferito all’angolo della via di Borgo, dove si trova tutt’ora, per far posto all’albero della libertà simbolo della rivoluzione francese e fu chiamato con disprezzo “La colonna infame”.
Sul lato di ponente della Piazza fu costruito in data non conosciuta il Palazzo Comunale; è però chiara la derivazione Orvietana della costruzione, deve essere quindi della seconda metà del 1200, epoca in cui il paese era sotto la protezione di Orvieto.
Oggi, in proprietà a privati, è quasi irriconoscibile tanto è stato deturpato nel corso dei secoli. Anche se tuttavia alcuni elementi architettonici, quali i cordoli marcapiano e le centine sopravvissute, ne fanno immaginare l’originaria eleganza. Il cornicione del tetto era probabilmente orlato di merli ed è certo che al centro si trovasse un piccolo campanile a vela con la campana per radunare il Consiglio.
Quando il campanile fu eliminato è probabile che la campana sia stata spostata sulla Torre dell’Orologio; essa portava incisa l’iscrizione “Ut cogam consilium causarum tempora dicam officium populus iussit id esse meum – Gorus de Clanciano me fecit Anno Domini MCCCCCVIIII” (Il popolo ha ordinato che il mio compito sia quello di annunciare i tempi delle cause – Goro di Chianciano mi fece nell’anno del Signore 1509). L’arringhiera da cui si affacciavano gli oratori fu anch’essa demolita e le ampie finestre ad arco manomesse; si è salvata solo la bella bifora del secondo piano; i due archi tribolati sono sorretti da un’elegante colonnina tortile con capitello a riccioli. La balconata, che attualmente percorre il primo piano, è stata apposta intorno al 1903.
Il Palazzo del Podestà
Quando, nel 1416, giunse a Piancastagnaio il primo podestà, si stabilì in un palazzetto tra la via di Borgo e i Banchi. Gli archi di un portico successivamente chiuso fanno pensare che l’accesso dovesse essere sulla via di Borgo. Nel 1548 il Comune ne decise l’ampliamento e probabilmente allora fu spostato l’ingresso ai Banchi dov’è tutt’ora. Ogni podestà, al termine del suo mandato, faceva murare sulla facciata del Palazzo il suo stemma, come si può vedere in molte città toscane e umbre. Non così è avvenuto a Piancastagnaio, dove alcuni stemmi di Podestà sono invece conservati alla Rocca. Sulla facciata verso la Piazza è murata una bella fontanella di ghisa.
Tra il palazzo comunale e quello del Podestà si trova la loggia della mercanzia dove esponevano le loro merci i produttori pianesi e quelli forestieri.